Pierre-Yves Dermagne, ministro del Lavoro in Belgio, ha annunciato lo scorso 16 febbraio un accordo per il quale i lavoratori potranno godere di una flessibilità su quattro giorni del normale orario di 40 ore. Essi potranno così organizzare meglio la vita familiare, ma anche effettuare attività di formazione nei fine settimana allungati. L’accordo prevede inoltre il diritto alla formazione, con un piano di sviluppo delle competenze in tutte le aziende che hanno più di 20 dipendenti e almeno tre giornate di formazione all’anno, che diventeranno quattro dal 2023 e cinque dal 2024.
Italia ed Europa
L’Europa ha posto da molto tempo l’attenzione sul lifelong learning ed interviene regolarmente con piani e finanziamenti per l’apprendimento continuo, sia a livello individuale che di impresa. Già la Strategia Europa 2020, emanata dalla Commissione Europea nel marzo 2010, si poneva l’obiettivo che almeno il 15% degli adulti tra i 25 e i 64 anni fossero coinvolti in attività di istruzione e formazione recente, ovvero nel mese precedente ogni rilevazione.
L’Agenda Europea per le competenze fissa ogni cinque anni gli obiettivi di apprendimento, puntando a coinvolgere tutti nelle attività educative, in particolare gli adulti poco qualificati.
E veniamo al nostro Paese. L’ISTAT ha pubblicato nell’ottobre 2021 il rapporto sui Livelli di Istruzione e Partecipazione alla formazione relativo al 2020. L’Italia compare al di sotto della media europea per la partecipazione degli adulti ad attività di formazione recente: la percentuale si colloca al 7,2%, contro la media europea del 9,2%. La pandemia ha determinato inoltre nel 2020 una flessione dello 0,9% di tali attività a causa delle limitazioni negli spostamenti: tuttavia, la UE ha registrato una flessione media superiore (1,6%) e la Francia, il cui indice era del 13% prima del 2020, è scesa addirittura del 6,5%.
La necessità della formazione
La pandemia ha dimostrato che certe competenze, come quelle digitali, sono ormai irrinunciabili: tuttavia sono ancora poche le imprese che impostano su di esse una strategia di modernizzazione e di competizione internazionale. Questo non può che accrescere il divario già presente tra l’Italia e molti Paesi della UE.
Eppure si sono aperte modalità nuove di erogazione dei corsi: l’introduzione di piattaforme per l’apprendimento permette di personalizzare la formazione, secondo il paradigma proposto dalla UE, grazie a innovazioni tecnologiche e strumenti multimediali. L’intelligenza artificiale, la realtà aumentata e virtuale permettono l’applicazione di metodi di simulation learning; si affermano inoltre modelli misti che si avvalgono di attività mediate dal digitale e di altre in presenza.
I dipendenti, specie i più giovani e capaci, hanno bisogno di sentire che l’impresa ha a cuore lo sviluppo della loro professionalità. Saranno tentati di cercare altrove il soddisfacimento di questa esigenza, se l’azienda non sarà capace di coinvolgerli e motivarli: la formazione è uno degli strumenti più efficaci, visto che è sempre più difficile proporre incentivi economici. E se un’impresa può contare su personale formato e motivato, ha un’arma potente per rispondere alla sfida globale.
Non a caso, anche il Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Orlando ha annunciato il rifinanziamento per il 2022 del Fondo Nuove Competenze, per un ammontare di oltre 600 milioni di Euro.
FONTE: hr-assistant.it